L’OMS riconosce l’Idroterapia come Medicina Tradizionale europea

Come già scritto in questa pagina l’OMS oltre a riconoscere i benefici dell’Idroterapia ne riconosce anche il ruolo di Medicina Tradizionale europea.
A conferma di questo pubblico quanto scritto dal maestro Corrado Tanzi sull’argomento.

La Belle Epoque dell’Idroterapia italiana
Di Corrado Tanzi

Lunghi viali affollati da donzelle a passeggio, riparate da un candido parasole e rese luminose da sgargianti vestiti e pizzi di seta bianca, portano la mente a ricordi di un passato ormai lontano, dove si stava affinando la speranza di un mondo migliore. I viali d’Europa profumavano di fiori e gli aromi delle caffetterie e pasticcerie, rallegravano le colazioni e gli aperitivi di quel tempo.

I tavolini all’aperto configuravano quel particolare momento di fervore, dove l’informazione e la cultura, dopo lunghi periodi di guerre e povertà, si stavano evolvendo. Il diffondersi di nuove macchine e mezzi di trasporto stava per cambiare la società. Non certo per chiunque, ma gli arricchimenti, il lusso e la sfrenata allegria facevano sembrare tutto così più bello e fantastico.

Ahimè però, un bel giorno, mentre i disoccupati italiani affollavano le navi per raggiungere l’America, la sciagura del Titanic annunciò invece, come un triste presagio, che sull’Europa incombevano nuove nuvole nere. Lo scoppio della prima guerra mondiale avrebbe poi fatto precipitare le speranze di una “Belle Epoque” che fece tanto sognare, ma che purtroppo ebbe una brevissima vita.

La “Belle Epoque”, quest’onirico periodo ebbe i suoi natali nel 1871 circa e terminò nel 1915. La cultura e l’istruzione si stavano ormai appropriando anche delle classi meno abbienti. In Italia fiorirono e andarono in auge una serie di strutture generalmente ospitate in favolosi e sontuosi alberghi, dove l’alta borghesia era solita recarsi per dei soggiorni terapeutici e salutistici. Queste strutture già esistenti nel regno di Sardegna, con la Bella Epoque fecero moda, non esclusivamente per l’amena bellezza dei luoghi che le circondavano o per il lusso tipico dell’impostazione alberghiera, ma soprattutto perché in questi soggiorni erano praticate delle tecniche salutistiche diffuse anche in Germania, Austria e nei sanatori sloveni e croati.

Queste metodiche erano conosciute col nome di “Idroterapia”. Nel 1861, con l’unità d’Italia, si svilupparono anche in altre città italiane come Genova e Roma ad esempio, ma fu però il Piemonte a mantenere il primato di regione con il maggior numero d’insediamenti di settore. Le strutture idroterapiche non erano assimilate alle località termali, ma sfruttavano le acque per la vasta gamma di trattamenti termici che con esse si poteva realizzare.

Contrariamente al comune pensiero, l’Idroterapia italiana aveva dei suoi grandi studiosi medici. Essi studiarono le risposte termiche e gli effetti che la temperatura e le diverse forme di trattamento potevano realizzare sui singoli casi. Le università incuriosite dal fenomeno, in più occasioni inviarono loro addetti in tali luoghi, con lo scopo di dimostrare che era impossibile ottenere importanti risultati utilizzando l’acqua e in particolar modo fredda. Le osservazioni si dimostrarono invece talmente positive, che i medici universitari finirono con lo sposare simili trattamenti.

Ecco che allora, nelle diverse località e relativi alberghi, si videro passare nomi famosi di politici, attori e personaggi di cultura e scienza da Carducci a Marconi, la Duse e molti altri. Nel solo Piemonte si contava almeno una decina di strutture in grado di fornire quel tipo di servizi. Altre erano presenti in Lombardia sul lago di Lecco e altre nel riminese. I frati certosini nelle loro certose fornivano spesso questo tipo di servizio e alla certosa di Pesio (CN) un nobile che acquistò il monastero, lo trasformò in un vero e proprio stabilimento idroterapico.

Negli istituti di cura ci si preoccupava anche della nutrizione del malato. Si consigliavano digiuni e particolari restrizioni dietetiche secondo le diverse necessità. L’esercizio fisico era ritenuto fondamentale a completamento del periodo terapeutico. Lunghe passeggiate e salite ai monti erano all’ordine del giorno. I risultati erano sempre favolosi!

Nel frattempo, a differenza di quanto sappiamo in merito al metodo Costacurta, erano nate anche delle strutture più affini al metodo di Padre Taddeo, Just, Kneipp e altri maestri. A questo proposito, ho il dovere di citare due particolari istituzioni che purtroppo con il declino del fascismo, accomunandosi con il decadimento dei famosi alberghi citati, cessarono di vivere.

Le colonie alle quali sono risalito finora e che anticiparono il Costacurta si trovavano in ambienti verdi e salutari di una Liguria ancora poco speculata e di una Brianza che ormai non ci appartiene più. La colonia d’Isolabona era stata composta nel 1911 da un grande naturista di cui solo recentemente si è saputo qualcosa, grazie all’interessamento di un ricercatore storico come Roberta Sala. Lo stabilimento di Merate/Cernusco già esistente nel 1908 era gestito da un certo dottor Cassone.

Anni fa venni anche a conoscenza, che l’abate Kneipp era passato per il meratese e alcune famiglie nobili ne erano diventate seguaci, per cui presumo che la struttura di Merate fosse nata già alla metà del secondo cinquantennio del 1800. La clinica di terapie naturali meratese era stata in precedenza convento dei frati Cappuccini. Immersa in un parco stupendo con piante secolari e meravigliosi cespugli di rododendro, azalee e ortensie, la Villa San Rocco, così si chiama ancor oggi, fu acquistata da una società italiana il “Consorzio per le terapie e cure naturali”. Nel corso della prima guerra mondiale diventò centro di convalescenza per ufficiali. Dal 1923 a oggi, Villa San Rocco ospita l’osservatorio astronomico di Brera ed è dotato di foresteria per studenti e viandanti.

Un’interessante località lombarda che ho visitato, è quella di Regoledo, dove è possibile vedere ciò che resta dello stabilimento idroterapico. La struttura alberghiera è stata recuperata e restaurata per ospitare anziani e diversamente abili. In questa località della provincia di Lecco l’acqua non mancava, il clima annuale aveva una media di ventidue gradi circa, ma purtroppo dopo i lavori della statale trentasei, le sorgenti sono state distrutte. Per chi giunge a Regoledo, balza all’occhio un curioso edificio molto lungo, stretto e alto alcuni piani, molto piacevole da vedere. Esposto a sud, gode del sole che lo illumina e colora anche nelle fredde giornate invernali. Un po’ staccato dall’edificio principale si scorgono alcune strutture ormai in stato di abbandono, dove probabilmente figuravano gli impianti per l’applicazione dell’acqua. L’opera prese vita per volontà di un certo Maglia nel 1851, il quale realizzò lo Stabilimento idroterapico vicino alla sorgente termale Cornasca, purtroppo distrutta dalla statale 36 dello Spluga.

L’altitudine dello stabilimento, posto a 427 Mt, consentiva una visione a largo spettro sul lago e a quei tempi non esistevano certo problemi d’inquinamento tali da rovinarne l’aria e il clima locale. Lo stabilimento era diretto dal dottor Carlo Zucchi, il quale approfondì l’idroterapia dei diversi autori conosciuti allora dalla Russia alla Germania. Zucchi fu uno dei cattedratici milanesi che sposarono l’idroterapia vedendola praticare dal vivo. Il supporto tecnico necessario alle diverse applicazioni gli era fornito da un grande esperto di allora, certo dott. Pio Marzorati.

Lo stabilimento idroterapico, come quelli piemontesi, ebbe numerosi ospiti illustri, da Cesare Cantù ad Antonio Stoppani, da Massimo d’Azeglio al Ponchielli, da Arturo Toscanini a padre Agostino Gemelli. Nel 1858 vi soggiornò anche Ippolito Nievo.
Dopo il primo periodo di apertura per facilitare l’accesso a Regoledo, poiché la strada sterrata non era delle più agibili, fu costruita la funicolare che collegava la casa di cura direttamente con la stazione ferroviaria di Varenna.  Chi percorre la strada del lago in direzione nord, la vecchia statale 36, all’uscita della galleria di Varenna, potrà notare sulla destra, una stretta costruzione, la stazione a lago della funicolare.

Lo stabilimento idroterapico è ora di proprietà dell’Istituto Sacra Famiglia. Purtroppo la fisionomia interna della casa di cura è stata quasi totalmente trasformata, ad eccezione di un soggiorno posto vicino alla reception che è stato mantenuto allo stato originale.
In tutte le strutture che si occupavano dei trattamenti naturali, si praticavano il riposo, la sana nutrizione, l’esercizio fisico e l’idroterapia. Altre pratiche erano ritenute fondamentali, mi riferisco ai bagni di luce, i bagni d’aria ecc. che in seguito sono state mantenute anche nei più moderni sanatori, dove si curava o preveniva la TBC.

In particolare, la colonia di Peitavino sviluppò il metodo integrale creato dai vari maestri, da Priesnitz, a Just, Khune, Rikli, Kneipp, Taddeo e altri. Bagni nei torrenti, camminate a piedi nudi, attenzione al vestiario, divulgazione culturale e insegnamento professionale furono intrapresi dal Peitavino. Con l’avvento del fascismo, la sua colonia fu obbligatoriamente utilizzata per sanare e rafforzare i ragazzi e i bambini di allora. Il periodo fascista senza dubbio tra i più oscuri dell’Italia, fu in realtà per la medicina naturale un buon interlocutore. Il pensiero fascista prevedendo il rafforzamento della popolazione, utilizzava delle colonie elioterapiche, dove la gioventù trascorreva la giornata all’aria e alla luce facendo molto esercizio fisico. Nessun naturopata  dei tempi fu però votato al fascismo. La medicina naturale e i suoi precursori erano indipendenti e a favore della vita di tutti.

Ho avuto la grande fortuna di conoscere gli eredi del grande maestro e un personaggio eccezionale che mi ha testimoniato della colonia agricola di Peitavino a Isolabona (IM). Parlo di Guglielmi Libereso classe 1925, vegetariano osservante dell’alimentazione di mantenimento sin dall’infanzia, quando frequentava la colonia d’Isolabona. Libereso grande amante delle bellezze della natura è stato artefice della realizzazione di numerosi e favolosi giardini in riviera ma anche un po’ ovunque, in Italia e all’estero. Ha scritto un libro dal titolo “Il giardiniere di Calvino”, dove cita anche l’esperienza nel campo dell’alimentazione salutare di Peitavino. Il biellese è stato senza dubbio la patria dell’idroterapia italiana, mentre Peitavino e probabilmente altri che non si conoscono, divulgarono l’alimentazione salutare.

Le Cure.

Nello Stabilimento Idroterapico si possono praticare:

-l’idroterapia, in tutte le modalità, e cogli apparecchi più moderni e più perfezionati. Gli impianti sono recentissimi e l’acqua necessaria per l’idroterapia (come anche quella per gli usidomestici) è fornita magnificamente da ricche sorgenti proprie dello Stabilimento.

-la meccanoterapia, la ginnastica svedese, il massaggio; l’elettroterapia in tutte le sue forme attualmente usate con successo: cure galvaniche, faradiche, franklinizzazioni ecc.

-l’elio e la climoterapia; la cura del riposo.

-la psicoterapia.

-la dietoterapia e quelle altre cure (medicamentose ad. es.) che possano essere indicate nei singoli casi
Immagine  —————————————-Istituto Idroterapico d’Oropa-Biella

Un rudere sulla statale della Valle Spluga, entrando in Campodolcino, testimonia come in un vecchio albergo erano ospitate cure idroterapiche. Chissà quante cose simili sarebbero da scoprire nelle nostre regioni! Il grande edificio decaduto dell’Albergo Posta, appartiene ai tempi del turismo della Belle Époque e fu ricostruito nel ‘800 come stabilimento climatico e idroterapico con sale da ballo, musica, biliardo e giardino d’inverno.

Anche a Madesimo, nella Valle Spluga, esisteva un insediamento termale distrutto poi dall’evolversi del paese come centro turistico soprattutto invernale. Nel 1884, le acque erano sfruttate dal Grande Albergo con annesso stabilimento idroterapico (sarà distrutto nel 1961). Qui tra l’altro, il grande poeta Giosuè Carducci, amante delle cure idriche e naturali, tra il 1888 e il 1905, due anni prima di morire, scelse Madesimo come sede delle sue vacanze estive.

Stabilimento De Giacomi——–Lo stabilimento Idroterapico “ De Giacomi “ di Madesimo, immagine tratta da qui.

Concludo rammaricandomi per il fatto che la vecchia saggezza e semplicità, caduta nelle mani aggressive del mercato e dei relativi affari, è stata dimenticata. L’unica risorsa che con le dovute difficoltà sembra rimanere all’altezza del compito è quella della divulgazione disinteressata per una migliore cultura della salute umana e dell’ambiente che la ospita.

Corrado Tanzi

Fonte: Hydroglobe – definition of a global framework for hydrotherapy